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SCRIVI LE TUE PAURE, RILEGGI E BRUCIA. Lezioni di scrittura terapeutica - 5

Aggiornamento: 12 dic 2022

Scrivere le tue emozioni fa bene. Sempre. Specialmente se sono negative. Perché le butti fuori da te, dal tuo cuore, dalla mente, dal corpo. E ti senti più sollevato. Affidandole al foglio bianco, graffi la carta con l’inchiostro dell’anima. E dai loro una forma, chiara e precisa. O confusa e oscura. Affettuosa o aggressiva. O tutte insieme. È sempre forma, cioè figura esteriore della materia. Che attraverso le tue dita, sulle ali della penna, è uscita da te ed è diventata “oggetto”, non più soggetto. Creando una meravigliosa sensazione di distacco, che porta leggerezza e distensione.


Così, la tua paura la puoi guardare in faccia, con un principio di serenità, come se appartenesse a un altro. Osservandola come un testimone, un amico, un ricercatore, un fratello maggiore, una madre... E il tuo nuovo punto di vista - diverso da quello di prima, che la subiva, perché c’eri immerso fino al collo – ha il potere di trasformarla. O almeno, ne ha il potenziale.


Dunque, scrivere della tua paura non solo ti fa sentire meglio, perché hai il coraggio di fissarla negli occhi, ma impari qualcosa di te. Perché leggendo le parole che hai scelto, prendendone piena coscienza, ti conosci di più. E con grande probabilità, ti appaiono modi nuovi per superarla, che prima non avevi considerato. Poi, in un secondo momento, scoprendo qualcosa di più sulla scrittura terapeutica, puoi trasformare la tua paura. E liberartene del tutto.


Ma per ora, restiamo nel presente. Cioè nelle emozioni di paura, che in queste settimane possono anche derivare dal bombardamento mediatico che ci colpisce tutti, sul possibile contagio del famigerato Coronavirus. Paura della malattia, delle difficoltà economiche, dell’immobilità forzata, dell’isolamento, della mancanza di cibo, della morte…


Ebbene ti invito a scrivere di tutte le paure che provi o di una sola, la più intensa, senza filtro, senza limiti, senza pensare. Semplicemente lascia scorrere la penna sul foglio, come se scrivesse da sola, anche solo poche righe oppure pagine e pagine… fino a sentirti piacevolmente vuoto. Poi rileggi il tuo testo. E ascolta come ti senti. Sono sicuro, meglio.


Infine, ti invito a praticare un piccolo rituale di tipo teatrale, di alto impatto emotivo e di profonda portata psicologica. È un atto semplice, ma molto potente: brucia il foglio che hai scritto. Perché il fuoco è un simbolo di purificazione, perfetto per “cancellare” il ricordo degli spaventosi contagi che popolano la nostra letteratura e che hanno segnato la nostra memoria collettiva. Specialmente quella depositata nel nostro inconscio, che vedendo le fiamme trasformare in cenere il foglio di carta e il suo contenuto, cioè le parole, riceverà un poderoso messaggio emotivo: la paura è stata incenerita insieme al foglio e alle parole che la raccontano. Dunque non c’è più.


Sentiti libero di aggiungere altri “elementi teatrali” a questa rappresentazione di trasformazione: una danza scatenata attorno al foglio che brucia, in una notte di plenilunio,

una musica evocativa…


In altre parole, divertiti! Nel senso etimologico del termine, che deriva dal latino divertĕre, che significa volgere altrove, deviare.



"Il nemico è la paura. Si pensa che sia l’odio; ma, è la paura." Mahatma Gandhi

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